La noia fa bene?

La noia fa bene? Il valore del tempo vuoto nei bambini 

Quando la noia accende la scintilla creativa

I genitori, oggi più che mai, si sentono in dovere di riempire ogni momento della giornata dei loro figli, temendo che la noia possa essere segno di trascuratezza o mancanza di stimoli adeguati. Ma è davvero così? E se invece la noia fosse uno spazio fertile per la creatività e la crescita emotiva?

La noia è un’emozione che nasce dall’assenza di stimoli esterni significativi. Può manifestarsi attraverso irrequietezza, apatia o disinteresse, e dal punto di vista cognitivo è spesso associata alla percezione del tempo che scorre lentamente e alla difficoltà di mantenere la concentrazione.

I due volti della noia

Il filosofo Martin Heidegger distingueva due forme di noia:

  • la noia superficiale, facilmente colmata da attività che offrono gratificazioni immediate, ma di breve durata;
  • la noia profonda, più scomoda da affrontare, ma capace di generare riflessioni significative e cambiamenti interiori.

Numerosi studi confermano che la noia può attivare processi motivazionali importanti. Quando un obiettivo viene raggiunto, interrotto o perso, la noia emerge come segnale interno che spinge a cercare nuove direzioni, nuovi stimoli. Questo passaggio può avvenire attraverso strategie cognitive e comportamentali come il fantasticare, il divagare con la mente, cercare distrazioni o semplicemente riposare.

Perché ci si annoia?

Le cause della noia sono molteplici:

  • sottostimolazione o sovrastimolazione, che rendono difficile la concentrazione;
  • stati emotivi come ansia, stress o depressione;
  • isolamento o solitudine, che ci fanno sentire esclusi dal mondo che ci circonda;
  • età, poiché i bambini e gli adolescenti tendono a sperimentarla più frequentemente;
  • disturbi dell’attenzione, come l’ADHD, che riducono la soglia attentiva rendendo più probabile l’insorgenza della noia.

Alcuni ricercatori suggeriscono anche che la propensione alla noia possa essere un tratto di personalità, più frequente per esempio negli estroversi, che necessitano di maggiore stimolazione sociale. In età infantile, le strategie con cui i bambini affrontano la noia sono influenzate dal loro temperamento, dall’ambiente e dall’educazione ricevuta.

Accogliamo la noia e sveliamo la creatività

Ma è proprio nell’infanzia che la noia può assumere un ruolo evolutivo fondamentale. Studi recenti indicano che questa emozione agisce da catalizzatore per la creatività e la curiosità: spinge il bambino a inventare giochi, immaginare scenari, costruire soluzioni nuove in un mondo momentaneamente privo di stimoli esterni.

Annoiarsi, dunque, non solo è normale, ma è anche utile. Il cervello ha bisogno di pause, di vuoti da riempire con l’immaginazione, con la riflessione o con il semplice riposo. L’insoddisfazione che accompagna la noia può diventare il motore del cambiamento, aiutandoci a uscire da situazioni stagnanti o poco soddisfacenti.

La noia va accolta, non evitata.
Insegnare ai bambini a convivere con essa, a tollerarla e a trasformarla, significa offrir loro un’opportunità preziosa di crescita, autonomia e benessere emotivo.

a cura della dott.ssa Angela Camelio e Chiara Bortoli