Un percorso chirurgico è un’esperienza che lascia segni profondi non solo sul corpo del bambino, ma anche nell’animo di tutta la famiglia. Alcuni di questi segni sono visibili, altri invisibili, ma entrambi possono portare con sé una quota di sofferenza importante.  

Crescere con una cicatrice è un’esperienza che può plasmare l’identità e l’autostima di un bambino. Il ruolo dei genitori è dunque essenziale nel trasformare questa realtà in un percorso di accettazione e forza interiore.

ACCETTARE LA CICATRICE COME PARTE DELLA PROPRIA STORIA,

UNA TRACCIA DELLA PROPRIA ESPERIENZA

Ognuno di noi sviluppa la propria immagine corporea e la propria autostima attraverso sensazioni, relazioni ed esperienze. Una cicatrice può assumere un significato profondo e modificare questa immagine, influenzando il modo in cui ci si percepisce.

Sentirsi accettati e valorizzati è essenziale affinché si possa interiorizzare un senso di sicurezza e amore per sé stessi.

È importante quindi aiutare il bambino a costruire una narrazione in cui il segno sul corpo non sia solo segno di sofferenza, ma anche di resilienza. La cicatrice può diventare una traccia significativa della propria storia, un simbolo di trasformazione e identità, capace di raccontare ciò che si è vissuto e superato.

I genitori giocano un ruolo cruciale in questo percorso: un atteggiamento positivo e rassicurante può favorire l’integrazione della cicatrice senza che essa diventi motivo di disagio. È importante evitare commenti che ne enfatizzino l’aspetto in modo negativo, inserendola naturalmente nella storia del bambino.

🠖 Come fare per aiutare il bambino a integrare la cicatrice nella propria identità, senza che diventi un elemento di fragilità? Vediamolo insieme.

1. PARLARE APERTAMENTE

Incoraggiare il bambino a parlare della sua cicatrice, con empatia e ascolto, è fondamentale per il suo benessere emotivo. Minimizzare o negare l’esperienza può generare insicurezza, mentre riconoscerla come parte significativa del suo percorso lo aiuta a integrarla nella propria identità.

La cicatrice può essere legata ad emozioni difficili da verbalizzare e, se fonte di disagio, può riflettersi nel rapporto col proprio corpo o in comportamenti di ritiro. Offrire spazi di ascolto, gioco e narrazione aiuta il bambino a elaborare ciò che ha vissuto.

Usare un linguaggio che racconti la cicatrice come simbolo di forza e crescita, piuttosto che di sofferenza, sostiene l’immagine positiva di sé e favorisce l’accettazione.

Ad esempio, i genitori possono:

  • Ascoltare le emozioni del bambino senza minimizzarle (“Non è niente” può far sentire il bambino non compreso).
  • Validare il suo sentire, con frasi come: “Capisco che questa cicatrice ti faccia sentire diverso, ma è parte della tua storia e del tuo coraggio.”
  • Evitare di trasmettere preoccupazione eccessiva, per non far percepire la cicatrice come un problema da nascondere.
2. VALORIZZARE LA FORZA E IL CORAGGIO

Una cicatrice non è solo un segno sulla pelle, ma la testimonianza di un percorso vissuto. Aiutare il bambino a comprendere gli aspetti positivi di questo percorso lo aiuterà a vedere la sua cicatrice non come un difetto, ma come una parte della sua identità.

Raccontare la cicatrice come un simbolo di superamento di una difficoltà aiuterà a trasformare una percezione negativa in una positiva, contribuendo a costruire un’immagine di sè basata sulla fiducia e sull’accettazione.

Il linguaggio è fondamentale per dare un senso alle esperienze corporee, poichè le parole con cui si descrivono le esperienze corporee influenzano profondamente il modo in cui il bambino le interiorizza

Per aiutare i bambini a valorizzare la propria cicatrice, i genitori possono:

  • Raccontare la cicatrice come parte di una storia di coraggio e crescita.
  • Leggere o inventare fiabe con protagonisti che hanno segni distintivi, rafforzando l’idea che la bellezza si racchiude all’interno dell’unicità di ciascuno.
  • Aiutare il bambino a dare un nome alla cicatrice, trasformandola in un simbolo personale e meno minaccioso.

Attraverso il sostegno emotivo e un dialogo positivo, la cicatrice può diventare non solo un segno fisico, ma anche un simbolo di evoluzione, coraggio e autenticità.  

3. UTILIZZARE STORIE E PERSONAGGI

Molti eroi e protagonisti hanno cicatrici o segni distintivi che li rendono unici e straordinari. Mostrare al bambino esempi positivi può aiutarlo a normalizzare l’esperienza e a non vedere la propria cicatrice come un limite, ma come parte della sua unicità. 

Il gioco è un mezzo prezioso per elaborare le emozioni legate al corpo e favorire l’accettazione di sè. Attraverso attività creative, i bambini possono dare un senso alla loro esperienza, trasformandola in un racconto di evoluzione.

Ecco alcune strategie utili per accompagnare il bambino in questo processo:

  • Utilizzare bambole o pupazzi con segni particolari per creare storie positive attorno alla cicatrice.
  • Disegnare insieme, permettendo al bambino di rappresentare graficamente la propria esperienza.
  • Usare il gioco simbolico per esplorare paure e fantasie legate alla cicatrice.
4. COINVOLGERE IL BAMBINO NEL PROCESSO DI ACCETTAZIONE

Il bambino deve essere protagonista del proprio processo di accettazione. 

Ecco alcuni modi per farlo:

  • Dare al bambino la possibilità di scegliere come prendersi cura della cicatrice, coinvolgendolo nel processo di guarigione.
  • Incoraggiarlo a parlare della cicatrice con amici e familiari senza paura o senso di diversità, aiutandolo a superare eventuali paure o insicurezze.
  • Offrirgli spazi liberi di espressione, come scrivere o raccontare la propria storia, affinché possa elaborare e dare voce alle proprie emozioni.

A questo proposito, può essere utile proporre racconti che aiutino i bambini a dare un significato alla propria esperienza. Nella foresta veramente scura è un libro nato proprio da questa intenzione: l’Associazione è partita dalle storie narrate da 10 bambini che hanno affrontato percorsi chirurgici e le ha rielaborate in chiave fantastica, trasformandole in straordinarie storie avventurose. Un modo delicato per affrontare insieme i temi della paura, della diversità e del coraggio, lasciando spazio all’immaginazione e alla condivisione.

5. FAVORIRE L’INTERAZIONE SOCIALE

Il modo in cui il bambino percepisce la propria cicatrice è inevitabilmente influenzato anche dall’ambiente e dal modo in cui gli altri la vedono. Se i genitori e le figure di riferimento trasmettono un senso di normalità e orgoglio, il bambino sarà meno incline a viverla come un difetto o una fonte di imbarazzo. È utile anche aiutare il bambino a costruire risposte sicure e assertive nel caso di domande o commenti da parte dei coetanei, favorendo una visione della cicatrice come una caratteristica che racconta una storia positiva.

Se il bambino ha timore che gli altri lo giudichino, lo si può aiutare a trovare modi per rispondere a domande o curiosità senza sentirsi a disagio. 

Per favorire un rapporto sereno con l’immagine del proprio corpo, i genitori possono:

  • Evitare di enfatizzare la cicatrice come un’imperfezione, trattandola come una parte naturale del corpo.
  • Aiutare il bambino a trovare risposte rassicuranti se gli altri gli chiedono della cicatrice, senza vergogna o disagio.
  • Promuovere attività corporee (danza, sport, arti espressive) che lo aiutino a sentirsi forte e capace nel proprio corpo.
5. DARE IL BUON ESEMPIO

Se i genitori mostrano accettazione e sicurezza nel parlare della cicatrice, il bambino sarà più propenso a fare lo stesso. 

Ci tengo a specificare che questo passaggio, per i genitori stessi, non è semplice e non bisogna colpevolizzare se stessi se si riscontra qualche difficoltà in merito.

In quanto esseri umani, con un bagaglio di esperienze di vita che portano alla costruzione di determinate ed inevitabili fragilità, la resistenza rispetto all’accettazione delle cicatrici dei propri figli (sia per quelle visibili, sul corpo, che quelle invisibili, nella psiche ed emotive) potrebbe essere legata a diversi fattori, come ad esempio:

Proiezione del proprio dolore: i genitori spesso vivono le cicatrici dei figli come una ferita propria, simbolo di un evento traumatico o di un’esperienza difficile. Il dolore che provano nel vedere la cicatrice può riflettere il loro stesso senso di impotenza o colpa, soprattutto se l’evento che l’ha causata è stato doloroso.  

Paura dell’emarginazione: inconsciamente, i genitori possono temere che la cicatrice renda il bambino “diverso” e susciti sguardi o giudizi esterni. Questo può riattivare insicurezze personali legate all’accettazione sociale e al desiderio di proteggere il figlio da ogni forma di discriminazione.  

Ideale di perfezione: la psicoanalisi evidenzia come molti genitori tendano a costruire, consciamente o inconsciamente, un’immagine idealizzata del proprio bambino. Una cicatrice può essere vissuta come un’interruzione di questa immagine di perfezione, generando difficoltà nell’integrarla nella percezione del proprio figlio.  

Paura della vulnerabilità: una cicatrice visibile è anche un segno tangibile di una fragilità vissuta. Per alcuni genitori, accettarla può significare confrontarsi con l’idea che il proprio bambino non sia completamente invulnerabile, cosa che può risvegliare ansie legate alla sua protezione e al futuro.  

Tuttavia, il processo di accettazione può trasformarsi in un’opportunità di crescita. Con il tempo, i genitori possono vedere la cicatrice non più come un segno di sofferenza, ma come una testimonianza della forza e della resilienza del bambino.

QUANDO CERCARE UN SUPPORTO ESTERNO

Se il bambino mostra segni di disagio profondo, come rifiuto del proprio corpo, difficoltà nelle interazioni sociali o ansia persistente legata alla cicatrice, può essere utile esplorare il suo vissuto emotivo con l’aiuto di uno psicoterapeuta. Attraverso il gioco, la narrazione e il dialogo, il bambino può trovare modi per integrare l’esperienza nel suo percorso di sviluppo senza che diventi una fonte di sofferenza duratura.

A cura di: dott.ssa Angela Camelio, psicologa psicoterapeuta referente di ABC all’interno del reparto di Chirurgia dell’IRCCS Burlo Garofolo.