Un legame che va oltre il tempo e la distanza

Quando la cura passa anche attraverso un pupazzo

Cosa può fare un pupazzo, in ospedale? Molto più di quanto si immagini.

Con il progetto Pupazzi, i bambini ricoverati hanno la possibilità di disegnare un personaggio speciale – un animale, un supereroe, un ricordo o un’invenzione tutta loro. Quel disegno diventa il punto di partenza di un dialogo, di una storia. E, grazie al lavoro di un’artigiana e dei volontari ABC, prende vita trasformandosi in un pupazzo unico e personale.

È molto più di un gioco. È un modo per esprimere emozioni difficili da dire a parole, per sentirsi ascoltati, per ritrovare qualcosa di familiare anche in un contesto che spesso fa paura.

Un vuoto colmato da un disegno

Tra le tante storie nate grazie a questo progetto, oggi voglio raccontare quella di V., un ragazzo di undici anni ricoverato per un intervento delicato alla schiena, causato da una rara malattia genetica. Dopo settimane trascorse in ospedali, tra esami, rinvii e incertezze, la stanchezza cominciava a pesare. Anche il suo sorriso sembrava più difficile.

È stato in quel momento che gli abbiamo proposto di realizzare un disegno speciale per lui. Un compagno che potesse stargli accanto proprio nei giorni più duri.

Non ha avuto esitazioni. “Voglio disegnare il mio cane”, ha detto. Era morto da poco, ma per lui era ancora lì, in ogni ricordo, in ogni angolo della casa. Era stato il suo amico più fidato, quello che gli correva incontro ogni volta che rientrava, che lo faceva sentire meno solo. E da quando non c’era più, quel vuoto era rimasto sospeso.

Così ha iniziato a disegnarlo. Con attenzione, con cura. Le orecchie piegate, il muso tenero, gli occhi grandi. Ogni tratto era un modo per riportarlo accanto a sé.

Dopo qualche settimana, il disegno è diventato un vero pupazzo. Quando l’ha ricevuto, il suo volto si è illuminato: un sorriso largo, pieno, uno di quelli che non si dimenticano. Da quel momento, quel cane di stoffa non lo ha più lasciato. Era con lui a letto, durante le visite, nei giorni più difficili. Non era più solo un oggetto: era diventato un legame che non si era spezzato, ma trasformato. Un modo per dire “Tu sei ancora con me”.

Nel progetto Pupazzi, ogni bambino è protagonista della propria storia.

Ognuno sceglie chi o cosa lo rappresenta. E da lì nasce un percorso, fatto di ascolto, di emozioni che prendono forma, di ricordi che diventano forza.

Ogni volta che un bambino stringe tra le mani il suo pupazzo, sa che dentro c’è molto di più di ago e filo: c’è il coraggio di raccontarsi e la possibilità di sentirsi meno solo.

A cura di Angela Camelio Psicoterapeuta di ABC – Responsabile progetto sostegno emotivo in reparto e attività di sensibilizzazione nelle scuole